giovedì, luglio 13, 2006

Noia e pericoli degli eccessi di nazionalismo

Giorni di polemiche, telefonate di controllo, quasi appostamenti nei miei confronti e tutto per la pochezza di uno sport che così si sputtana sempre più.
Non sono mai stata una gran tifosa, se non nell'idilliaco periodo di una nazionale tutta Alain Sutter, ma qui il discorso tende a raccogliere ben più ampi significati.
Direi che si, mi ha stufato vedere la faccia di Zidane in tv che racconta, racconta le sue versioni, gli attacchi verbali alla madre e alla sorella, come se questo bastasse a motivare un gesto che poteva mandare allegramente all'ospedale il suo avversario. Si è facilmente scordato delle simpatiche testate da lui distribuite in precedenza. E mi stupisco di chi ne prende le parti, ritenendo inconcepibile che durante una partita di calcio si possano esprimere pareri sui familiari degli avversari - certo cosa sgradevole e fuori luogo - ma che vedo fare anche ai ragazzini delle squadre di paese. Nulla di nuovo, insomma. E se davvero si volesse andare fino in fondo nel fare del moralismo, si dovrebbe partire forse proprio da lì.

Per il resto, oggi mi sento acida e quindi attacco. E tifo per chi mi pare. E mi rallegro che possa vincere una nazione di cui non ho il passaporto. Anche se ha avuto fortuna, ma certo non più di altre.
Insomma basta con queste storie: problematiche riflessioni su un gioco che poi riguarda qualche calcio ad un oggetto che gira, magari fatto con passione e dedizione, ma sempre quello è.