giovedì, luglio 13, 2006

Il Taj Mahal, la luce del palazzo


Il Taj Mahal è situato ad Agra, nell'India del Nord, ed è un mausoleo funerario fatto costruire dall'imperatore mughal Shah Jahan in memoria della amata moglie Arjumand Bano Begum. Conosciuta anche come Mumtaz Mahal , che in persiano significa "la luce del palazzo", la donna morì nel 1630 dando alla luce il loro quattordicesimo figlio.
I lavori di costruzione si protrassero per circa due decenni, dal 1632 al 1654 e vi parteciparono circa 20000 persone, tra cui degli artigiani provenienti dall'Europa e dall'Asia centrale.
L'origine del termine Taj Mahal è ancora incerta, ma il suo significando di "palazzo corona" o "corona del palazzo", rende plausibile ritenerla una abbreviazione del nome della donna, Mumtaz.

Il fascino di questo mausoleo è certamente dovuto in buona parte al significato d'amore ad esso attribuito da parte dell'imperatore per la sua sposa, insieme alla volontà di renderla, attraverso questa costruzione, immortale, ma è legato anche alla sua perfezione architettonica e ai mutamenti che sembra subire nelle diverse ore del giorno, per effetto della luce sul marmo.

In origine il progetto comprendeva l' edificazione, sull'altro lato del fiume, di una identica costruzione, ma in marmo nero e bianco, che sarebbe dovuta essere il mausoleo dell'imperatore. In quell'occasione, tuttavia, il figlio dell'imperatore si oppose a ciò che considerava un eccessivo sperpero di denaro, costrinse il padre agli arresti e ne prese il posto sul trono.
Da quel momento, Shah Jahan trascorse il resto della sua vita nella fortezza di Agra, osservando da lontano la figura del Taj, dove venne seppellito insieme alla moglie anni più tardi.
A fine '800, a causa del tempo e dei ladri di tombe, il mausoleo versava in condizioni pessime, ma il neo viceré dell'India Lord Curzon ne decise, proprio in quel periodo, il restauro, modificandone in parte i giardini esterni.

Noia e pericoli degli eccessi di nazionalismo

Giorni di polemiche, telefonate di controllo, quasi appostamenti nei miei confronti e tutto per la pochezza di uno sport che così si sputtana sempre più.
Non sono mai stata una gran tifosa, se non nell'idilliaco periodo di una nazionale tutta Alain Sutter, ma qui il discorso tende a raccogliere ben più ampi significati.
Direi che si, mi ha stufato vedere la faccia di Zidane in tv che racconta, racconta le sue versioni, gli attacchi verbali alla madre e alla sorella, come se questo bastasse a motivare un gesto che poteva mandare allegramente all'ospedale il suo avversario. Si è facilmente scordato delle simpatiche testate da lui distribuite in precedenza. E mi stupisco di chi ne prende le parti, ritenendo inconcepibile che durante una partita di calcio si possano esprimere pareri sui familiari degli avversari - certo cosa sgradevole e fuori luogo - ma che vedo fare anche ai ragazzini delle squadre di paese. Nulla di nuovo, insomma. E se davvero si volesse andare fino in fondo nel fare del moralismo, si dovrebbe partire forse proprio da lì.

Per il resto, oggi mi sento acida e quindi attacco. E tifo per chi mi pare. E mi rallegro che possa vincere una nazione di cui non ho il passaporto. Anche se ha avuto fortuna, ma certo non più di altre.
Insomma basta con queste storie: problematiche riflessioni su un gioco che poi riguarda qualche calcio ad un oggetto che gira, magari fatto con passione e dedizione, ma sempre quello è.

martedì, luglio 04, 2006

Ed ecco anche il Perù!


Non poteva mancare il magnifico viaggio in Perù, ormai di qualche anno fa: frutto di lavori estivi, litigate con papà, atteggiamento libertino di mamma, mal di stomaco per un mese intero, mate gentilmente offerto dalla signora (un po' tirchia, ma tanto carina) di Huancajo, l'addio alle olive e all'avocado - causa...abuso di tali prelibatezze-, sostegno psico-fisico di Clo, fondamentale sostegno!, Davide che voleva chiamare l'esercito svizzero causa mancata telefonata della figlia per ben 6 giorni e tante tante altre cose!
Qui un assaggio, di un viaggio indimenticabile .

sabato, luglio 01, 2006

Viaggi fatti, non solo immaginati



Non solo viaggi sognati, ma qualcuno anche fatto...
A partire dall'ormai lontano nel tempo Perù alla Tunisia (in quell'occasione non è mancata una bella ustione di cui porto ancora le cicatrici e la consapevolezza di soffrire di vertigini - grazie ad un simpatico dromedario-, per continuare con la Provenza (1) e la Grecia (2), Londra e Istanbul (3).

Ecco qui alcune delle immagini di quei luoghi...chi vince? Londra per la sua armoniosa precisione, l'horrible Coffee e le scarpe assurde ed Istanbul, perché anello tra due mondi, capace di farti sentire adeguato così come sei.
Ma soprattutto perché in quella città ho rincontrato un caro amico che non vedevo da anni...




Il mare della Grecia (2005)... splendida vacanza con Alessio, Silvia e Marco, ed in particolare grandi partite a carte!

















Istanbul (2006) : i profumi del Gran Bazar e il trio Silva, Burçi e Burçak

Introduzione

Caldo torrido, esami in corso ed esami fatti, voglia di mare e di valigie da rincorrere negli aeroporti.
Ma l'estate si profila di tutt'altro tipo: niente mare, ma montagna, niente aeroporto, ma lavoro.
Quindi perché non immaginare, per ora soltanto, i viaggi del futuro?